Fiabe e favole, un mondo in cui tutti ci rifugiamo, anche se non siamo più bambini

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Jolene
view post Posted on 29/4/2007, 13:24




Mi è venuto in mente qualche giorno fa di rispolverare vecchi libri di fiabe, favole e racconti in genere che mia mamma e mia nonna mi leggevano sempre quando ero piccolina...Così ho passato un intero pomeriggio a leggere e devo dire che mi sono semplicemnte innamorata di alcuni racconti...
Mi hanno fatto evadere dalla realtà, ritornare alla mia infanzia e ricordare episodi felici e spensierati...
Così ho pensato di aprire un topic dove postare alcuni dei racconti che ci piacciono di più....
Io ora ve ne posterò uno di Italo Calvino (amo questo scrittore :wub: ), che mi ha colpito particolarmente...

L'ACQUA NEL CESTELLO


di Italo Calvino



C'era una madre vedova che sposò un padre vedovo e ognuno dei due aveva una figlia. La madre voleva bene alla sua e all'altra no. La sua la mandava a prendere l'acqua con la brocca, quell'altra col cestello. Ma l'acqua del cestello evidentemente usciva e la matrigna picchiava tutti i giorni quella povera ragazza.
Un giorno, mentre andava a prendere l'acqua, il cestello le andò giù per il torrente. Lei si mise a correre e a chiedere a tutti:
- L'avete visto passare il mio cestello? E tutti le rispondevano:
- Va' più giù che lo trovi.
Andando giù, trovò una vecchia che si spulciava, seduta su una pietra in mezzo al torrente e le chiese:
- L'avete visto il mio cestello?
-- Vieni qua - le disse la vecchia, che il tuo cestello
te l 'ho trovato io. Intanto, fammi un favore, cercami un po' che cosa ho giù per queste spalle che mi pizzica. Che cosa ho?
La ragazza ammazzava bestioline a più non posso, ma per non mortificare la vecchia diceva:
- Perle e diamanti.
- E perle e diamanti avrai - rispose la vecchia. E
dopo che fu ben spulciata:
- Vieni con me - le disse e la portò alla sua casa che era un mucchio di spazzatura.
- Fammi un piacere, brava ragazza: rifammi il letto. Che cosa ci trovi nel mio letto?
Era un letto che camminava da solo, tante bestie c'erano, ma la ragazza per non essere scortese rispose:
- Rose e gelsomini.
- E rose e gelsomini avrai. Fammi un altro piacere
adesso, spazzami la casa. Che ci trovi da spazzare? La ragazza disse:
- Rubini e cherubini.
- E rubini e cherubini avrai.
Poi aperse un armadio con ogni sorta di vestiti e le disse:
- Vuoi un vestito di seta o un vestito di percalle? E la ragazza:
- lo sono povera, sa, mi dia un vestito di percalle.
- E io te lo darò di seta.
E le diede una bellissima veste di seta. Poi aperse uno scrignetto e le disse:
- Vuoi oro o vuoi corallo? E la ragazza:
- Mi dia corallo.
- E io ti do oro - e le infilò una collana d'oro. -
Vuoi orecchini di cristallo o di diamante? - Di cristallo.
- E io te li do di diamante - e le appese i diamanti
alle orecchie. Poi le disse:
- Che tu sia bella, che i tuoi capelli siano d'oro e quando ti pettini ti cadano rose e gelsomini da una parte e perle e rubini dall'altra. Adesso va" a casa, e quan¬do senti ragliare l'asino non ti voltare ma quando senti cantare il gallo voltati.
La ragazza andò verso casa; ragliò l'asino e non si vol¬tò; e le spuntò una stella sulla fronte.
La matrigna le disse:
- E chi ti ha dato tutta questa roba?
- Mamma mia, me l'ha data una vecchia che aveva
trovato il mio cestello, perché io le ho ammazzato le pulci.
- Adesso sì che ti voglio bene - disse la matrigna.
- D'ora in avanti andrai tu per acqua con la brocca
e tua sorella andrà col cestello. E a sua figlia, piano:
- Va' a prendere l'acqua col cestello, lascialo andare giù per il torrente, e vagli dietro: potessi trovare anche tu quello che ha trovato tua sorella!
La sorellastra andò, buttò il cestello in acqua e poi lo rincorse. In giù trovò quella vecchia.
- Avete visto passare il mio cestello?
- Vieni qua che l'ho io. Cercami che cosa ho giù per
le spalle che mi pizzica.
La ragazza cominciò ad ammazzare bestioline: - Che cosa ho?
E lei:
- Pulci e scabbia.
- E pulci e scabbia avrai.
La portò a rifare il letto.
Che cosa ci trovi? - Cimici e pidocchi.
- E cimici e pidocchi avrai.
Le fece spazzare la casa.
Cosa ci trovi?
- Un sudiciume che fa schifo!
- E un sudiciume che fa schifo avrai.
- Poi le chiese se voleva un vestito di sacco o un ve-
stito di seta.
-Vestito di seta!
-E io te lo do di sacco.
-Collana di perle o collana di spago?
-Perle!
-E io ti do spago.
-Orecchini d'oro o orecchini di patacca?
-D'oro.
-E io ti do patacca. Adesso vattene a casa e quando raglia l'asino voltati e quando canta il gallo non ti vol¬tare.
Andò a casa si voltò al raglio dell'asinello e le spuntò una coda di somaro sulla fronte. La coda era inutile tagliarla, perché rispuntava. E la ragazza piangeva e cantava:
Mamma mia, dindò dindò, più ne taglio e più ce n'ho.
La ragazza con la stella in fronte la domandò in sposa il figlio del Re. Il giorno che doveva venirla a prendere con la carrozza, la matrigna le disse:
- Visto che sposi il figlio del Re, prima di partire fammi questo piacere: lavami la botte. Entraci dentro che ora vengo ad aiutarti.
Mentre la ragazza era nella botte, la matrigna prese una caldaia d'acqua bollente per buttarcela dentro ed am¬mazzarla. Poi voleva far indossare alla figlia brutta i ve¬stiti da sposa e presentarla al figlio del Re tutta velata, in modo che prendesse lei.
Mentre andava a prendere la caldaia sul fuoco, sua fi¬glia passò vicino alla botte.
-Che fai là dentro? disse alla sorella.
-Sto qui perché devo sposare il figlio del Re.
- Fa' venire me, così lo sposo io.
Sempre condiscendente, la bella uscì dalla botte e ci entrò la brutta.
Venne la madre con l'acqua bollente e la versò nella botte. Credeva d'aver ammazzato la figliastra, ma quan¬do s'accorse che era la figlia sua, cominciò a piangere e a strepitare. Arrivò suo marito, che la figlia gli aveva già raccontato tutto, e le scaricò un monte di legnate. La figlia bella sposò il figlio del Re e visse felice e con¬tenta.


Ed ecco un altro bell'insegnamento:
Chi fa bene, troverà bene.
Non fare agli altri ciò che non vuoi ti sia fatto.






EDIT: Qualcuno può modificare il titolo? :unsure: Vicino a Fiabe e favole sono apparsi degli strani simboli :unsure:
 
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Rosy72
view post Posted on 29/4/2007, 17:09




(modificato...ma nn dirlo a nessuno!!)
Gran bella storia e gran bell'autore...brava Jolene!!
 
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Rachi
view post Posted on 29/4/2007, 20:09




Brava Jole!! bellissima idea!!!
Wow! devo rispolverare i miei libri!!!!

 
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Jolene
view post Posted on 30/4/2007, 09:07




Forse vi potrà sembrare una cosa un pò infantile, ma io credo invece che non ci sia età per i racconti :[baby]: sono belli sempre :wub: Se volete potete postarne anche voi... :rolleyes:

(PS:grazie mammina per aver modificato il titolo :B): )
 
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Rosy72
view post Posted on 30/4/2007, 12:31




appena ho un pò di tempo la posterò anche io...le adoro!!!
 
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view post Posted on 5/5/2007, 14:03
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BELLISSIMO post, Jole........ :wub: :wub: :wub: ..Bellissima idea!!!....
Io adoro le fiabe e le favole....La tua idea mi piace proprio tanto.. ^_^ ^_^ ^_^
Andrò anche io a rispolverare i libri di fiabe.. :B): :B): :B):
 
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view post Posted on 4/6/2007, 20:03
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L'ANGELO


di Hans Christian Andersen



- Quando il buon Dio chiama a sè un bimbo buono, uno dei suoi angeli deve scendere sulla terra a prenderlo. Se lo posa sulle braccia, apre le sua grandi ali bianche e vola sopra i luoghi che quel bambino amava di più e coglie tanti fiori per portarli al buon Dio: trapiantati lassù fioriscono molto più belli!Il buon Dio se li stringe al cuore e bacia quello che più gli è caro. Allora quel fiore acquista voce e da quel momento potrà cantare nel coro della grande beatitudine.
Queste cose le raccontava un angelo di Dio mentre strasportava in cielo un bimbo morto. Il bambino le ascoltava come in sogno.
Ora sorvolavano i luoghi dove il bimbo aveva vissuto, dove aveva gioucato. Poi passarono sopra giardini pieni di bellisimi fiori.
L'angelo domandò: "Quali vuoi che cogliamo per portarli in cielo?"
Fra tanti, c'era anche un fitto roseto, ma una mano malvagia ne aveva stroncato il fusto e i grossi bocci che arricchivano i lunghi rami si piegavano ormai appasiti.
- Oh! povero rosaio! - esclamò il bambino - Prendilo, così lassù dal buon Dio potrà rifiorire!
L'angelo lo colse e si curvò commosso a baciare il bambino. A quel bacio il piccolo dischiuse gli occhi.
Presero poi tanti fiori veramente splendidi, ma presero anche le piccole piante di fioretti modesti che nessuno apprezza, come le viole del pensiero selvatiche, le calendule...
- Ora sì che ne abbiamo tanti, di fiori! - esclamò il bimbo tutto contento. L'angelo approvò col capo, ma non salirono ancora verso Dio.
Era notte: tutt'intorno un gran silenzio.
Volarono sopra la città e raggiunsero una viuzza stretta stretta. Era piena di fasci di paglia, di cumuli di cenere, di rifiuti d'ogni sorta. Quello era stato il giorno degli sgomberi. Si vedevano qua e là cocci di piatti rotti, vecchi cappelli tutti sformati e cenci, cenci... Uno spettacolo non attraente davvero!
L'angelo però si soffermò e indicò, fra tutta quella immondizia, i poveri resti di un vaso da fiori e una zolletta di terra cadutante fuori, ma tenuta ancora insieme dalle radici di un grosso fiore di campo avvizzito. La pianta si era seccata, perciò era stata gettata in strada.
- Questi cocci e questo fiore li prendiamo noi - disse l'angelo al bambino - Mentre voliamo te ne spiegherò il perchè.
L'angelo cominciò a raccontare:
- In quella viuzza, nella stramberghetta più piccola e bassa, viveva un povero bimbo malato. Era infermo fian da quando era piccolo piccolo. Tutt'al più, quando si sentiva un pò meglio, muoveva qualche passo su e giù nella stanzuccia reggendosi sulle grucce. Il sole non penetrava nella piccola stanza, solamente in piena estate i suoi raggi vi facevano capolino per una mezz'oretta. Allora il bambino si avvicinava il più possibile dove battevano e stava lì a scaldarsi e, mettendosi le manine scarne innanzi agli occhi, si divertiva a guardare il sangue nelle vene. Quelle poche volte si poteva quasi dire:"Oggi il bambino è uscito!".
Sapeva della bellezza primaverile con i suoi verdi freschi e lucenti e conosceva il bosco solamente perchè il ragazzo del vicino di casa gli portava il primo rametto quando il faggio metteva le foglie. Se lo teneva un pò alto sul capo e sognava di starsene sotto gli alberi a vedere il sole luccicare fra i rami e ad ascoltare il canto degli uccelli. E un giorno di primavera, appunto, il figlio del vicino gli aveva portato anche un fascetto di fiori di campo. Fra questi ce n'era uno con la radice ancora attaccata. Fu piantato in un vaso da una mano pietosa, e forse per questo attecchì. Posto sul davanzale della finestra accanto al letto del piccolo malato, mise nuovi germogli e ogni anno spuntavano bocciuoli sempre più numerosi. Questo fu il suo incantevole, miracoloso giardino: il suo tesoro. Ne aveva una cura infinita. E il fiore divenne grande, grande più di quanto non fosse ai suoi occhi, perchè cresceva proprio per lui, per lui spandeva intorno il suo dolce profumo, per lui dava gioia a guardarlo. E per il fiore fu l'ultimo sguardo del bambino malato, quando il Signore lo chiamò a sè. E' passato un anno e il fiore abbandonato sulla finestrella a poco a poco morì.
- Ma tu come sai tutte queste cose? - domandò il bambino che l'angelo stava portando in cielo.
- Perchè io sono quel bimbo malato, quel bimbo che si reggeva alla meglio sulle grucce. Puoi pensare che io non sappia riconoscere il mio fiore?
Il bambino allora spalancò gli occhi e vide il volto dell'angelo: un bellissimo volto che irradiava bontà e letizia.
In quello stesso istante si trovarono nel Regno di Dio, il Regno beato dove tutto è gioia. Dio prese il piccolo morto e se lo posò sul cuore e gli spuntarono le ali, ali grandi come quelle dell'angelo che lo aveva portato lassù. Allora tese la mano a quell'angelo e insieme volarono via.
Dio abbracciò il fascio di fiori che gli avevano portato, ma il suo bacio si posò sul povero fiore di campo appassito. E il povero fiore di campo ebbe voce ed unì il suo canto al coro degli angeli che volteggiavano intorno al Signore, in cerchi che si moltiplicavano allargandosi sempre di più, sempre di più fino all'infinito. Canto di grandi, canto di piccini, per tutti canto di gioia. Anche per il piccolo angelo novello appena asceso al Cielo, anche per il povero fiore di campo, gettato, appassito, fra i rifiuti di una stradina stretta stretta e buia.
 
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Jolene
view post Posted on 4/6/2007, 20:13




che bella :cry: :cry: davvero stupenda questa storia :cry: :wub:
grazie mille viky per averla postata :[tivogliobene]:
 
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Rachi
view post Posted on 5/6/2007, 08:03




Ma è stupenda!!! GRAZIE Viky!!
 
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Rosy72
view post Posted on 5/6/2007, 08:59




:cry: :cry: :cry: :cry: :cry: grazie viky!!!!
 
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view post Posted on 12/6/2007, 18:04
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LA NONNA


di Andersen



La nonna è molto vecchia: ha il volto segnato di rughe e bianchi i capelli. Ma i suoi occhi sono ancora giovani e brillano come due stelle: sono belli, molto belli. In fondo a quelle pupille c'è tanto amore, tanta dolcezza.
E la nonna sa un'infinità di cose: è al mondo da tanto tempo! Da molto prima che nascessero il tuo babbo e la tua mamma.
Ha un vestito fiorato di pesante seta, che quando si muove spande intorno un leggero fruscio.
Spesso legge in un libro di salmi, chiuso da fermargli d'argento. Lo tiene sempre presso di sè. Fra le pagine c'è una rosa ormai completamente schiacciata e secca: non è certo bella come quelle che le stanno dinnanzi nel vaso, eppure è a quella che guarda con maggiore dolcezza. Talvolta la fissa a lungo e una lacrima brilla nei suoi occhi. Perchè mai la nonna guarderà così quella vecchia rosa nel suo libro di preghiere?
E avviene una cosa straordinaria: quando una lacrima della nonna cade sul quel fiore, la rosa riprende colore, sembra sbocciare di nuovo, grande grande, rigogliosa, e un intenso profumo si spande tutt'intorno. Le pareti sembrano divenire di velo e a poco a poco scomparire... Non si vede che il bel bosco tutto verde e il sole brilla in lamine sottili, filtrando tra le foglie, ed...ecco là la nonna, ma ora è una giovanetta con i capelli biondi inanellati, le guance piene e rosee, più fresche di qualunque rosa; bella, aggraziata e gli occhi... gli occhi sono sempre gli stessi: pieni di dolcezza, pieni d'amore.
Al suo fianco sta un giovane forte e bello, che le porge una rosa e la nonna sorride, ma quello non è il sorriso della nonna... o si?... Si, sì, ora è proprio di nuovo il suo, dolce, appena accennato...
Come una visione tutto è sparito e la nonna è di nuovo abbandonata nella sua poltrona a giardare la vecchia rosa appasita, fra le pagine del suo libro di preghiere.
La nonna è morta.
Raccontava una storia tanto lungo e così bella...
- Ecco, la storia è finita e io sono stnca, molto stanca, lasciate che io riposi un pò - disse.
Appoggiò la testa sullo shienale della poltrona e chiuse gli occhi: sembrava che sospirasse, ma a poco a poco il sonno si fece quieto, sempre più quieto. Sul volto si stendeva una pace serena e un lieve raggio di sole sembrava sfiorarla delicatamente...
Dissero che era morta.
Fu deposta nella bara nera tutta avvolta in un drappo bianco.
I candidi capelli le incorniciavano il volto disteso senza più rughe.
Gli ochhi luminosi erano chiusi, ma il sorriso era ancora là sulle labbra così dolce, così mite. Era bellissima.
Non faceva certo paura: era la solita nonna. Quella nonna tanto buona, quella nonna tanto cara.
Sotto il capo le fu posto il suo libro di salmi, come lei aveva desiderato, e la vecchia rosa appassita era là ben racchiusa fra i fogli sottili.
Così fu sepolta la nonna.
Accanto alla tomba, ai piedi del muro che recinge la chiesa, fu posto un cespuglio di rose: nessun altro mai fu così ricco di bocci. Vi si posava l'usignolo e accompagnava col suo canto quello dei fedeli che in chiesa cantavano i salmi: i più belli fra quelli che erano là nel libro posto sotto il capo della nonna.
La luna vi lancia un suo raggio luminoso. I bambini potrebbero andare tranquillamente a cogliere una rosa.
La nonna non è più là e non verrebbe fuori. I morti sono tanto più saggi di noi, sono tanto migliori di noi e sanno tante, tante cose più di noi. Sanno che proveremmo un forte turbamento a vederceli innanzi. Perciò lasciano che la bara resti coperta di terra, che la terra la riempi.
Ora il libro dei salmi non è che polvere; polvere sono i petali della vecchia rosa appassita. Ma sopra fioriscono sempre nuove rose, l'usignolo canta, l'organo spande le sue note sonore. E c'è che rivede nel ricordo la vecchia dolce nonna dagli occhi splendenti di un'incorruttibile fiamma di gioventù.
I nostri un giorno la vedranno ancora fresca, bella, quasi fanciulla, quando per la prima volta posò le labbra sulla rosa rossa, che ora non è che un minuscolo mucchietto di polvere là in fondo alla sua tomba.
 
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Ethickightolo
view post Posted on 24/7/2016, 08:23




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Ethickightolo1
view post Posted on 11/12/2016, 21:59




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12 replies since 29/4/2007, 13:24   5368 views
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