| Anche io non ho resistito a lungo...questo è un un cappone, ma gli altri arriveranno sicuramente più brevi e con lassi di tempo lunghi rispetto al solito...quindi avete tempo di leggere con calma...sempre che vi piaccia...
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La pioggia continuava a battere incessante sul parabrezza della sua automobile. Erano ormai più di sette ore che pioveva e nulla lasciava immaginare che avrebbe smesso di li a poco. Guardò l'orologio sul cruscotto, le 6:30, tanto valeva non andare a letto, meglio una doccia calda per togliersi il freddo dalle ossa e poi andare in ufficio. Jack scese dalla macchina incurante dell'acquazzone che lo stava di nuovo inzuppando completamente. solo che questa volta era da solo, e non c'era Sue con lui a ridere della situazione in cui si erano trovati...
Quella mattina, dopo aver festeggiato il “ritorno” di Sue, il lavoro era ripreso come se fosse un giorno qualunque. C'erano casi da archiviare, deposizioni da controllare, alcune soffiate di informatori da tenere in stretta considerazione... Dopo averle parlato aveva avuto la sensazione che lei gli sfuggisse, evitava i suoi sguardi, cercava di non rimanere da sola con lui, cose che di solito non erano mai accadute tra loro, anche quando l'imbarazzo per una certa situazione si faceva sentire. Erano diventati degli esperti ad eludere discorsi importanti buttando tutto sull'ironia, ma oggi non era stato così... La guardava con la coda dell'occhio nascosta dietro la sua scrivania a redigere un rapporto che avrebbe dovuto consegnare. La vide alzare gli occhi dal computer, guardare nella sua direzione e sorridere leggermente imbarazza per poi tornare al lavoro. “Ho sbagliato” pensò Jack, “non dovevo parlarle, forse ho aspettato troppo, e ora rischio di perderla anche come amica. ma non potevo farla partire senza dirle nulla. Dovevo farlo”. Poi Bobby gli si avvicinò e lo riportò alla realtà strappandolo ai suoi pensieri... - ehi amico! Ti vedo preoccupato – gettando un'occhiata eloquente verso Sue. - niente di che Bobby – facendo finta di non capire a cosa si stesse riferendo - dovresti parlarle - Jack si appoggiò con la schiena alla poltroncina allungando le braccia ed incrociando le dita per sgranchirsi e portò gli occhi sul viso di Bobby - l'ho gia fatto Bobby. e non mi sembra che il risultato sia buono – lanciando un'occhiata pensierosa verso di lei Bobby scosse la testa accennando un sorriso...”caro Jack” pensò “questa volta mi sa che è proprio una cosa seria...”. Poi appoggiando una mano sulla spalla di Jack e guardando in direzione di Sue che, intanto, aveva alzato gli occhi e lo stava guardando disse a beneficio di entrambi – voi due vi fate troppi problemi, dovreste iniziare a pensare alla vostra felicità più che a delle stupide regole - Sue lesse sulle labbra di Bobby quelle parole, gli sorrise, inclinando la testa di lato per cercare di nascondere l'imbarazzo e tornò a dedicarsi al lavoro che doveva terminare...
Jack entrò in casa, e si tolse gli abiti bagnati di dosso gettandoli in un angolo del bagno...” ci penserò dopo” guardando il mucchietto che aveva lanciato. Poi si avvicinò alla doccia e regolò la temperatura dell'acqua al massimo che la sua pelle potesse sopportare, e mentre aspettava si concentrò sulla sua immagine riflessa allo specchio che piano piano iniziava ad appannarsi a causa del vapore caldo che iniziava a uscire dalla doccia. Aveva gli occhi rossi, segni della stanchezza causata dalla mancanza di sonno, e due leggere ombre iniziavano a farsi strada sotto il suo sguardo fisso sullo specchio mentre la sua mente tornava ancora al giorno precedente...
Erano rimasti da soli in ufficio. Appena Lucy aveva detto che era ora di andare, si erano defilati tutti senza dare il tempo ne a lui ne a Sue di accodarsi al gruppetto. Jack, leggermente infastidito dal comportamento degli amici e in difficoltà per il comportamento distante di Sue, si alzò dalla poltroncina, prese il cappotto e gettando un'occhiata veloce verso di lei si avviò alla porta. Sue in quel momento alzò gli occhi e lo vide andare via senza salutarla...”No. non può andare così” - Jack? - cercando di mantenere un tono normale, anche se non era sicura di esserci riuscita – cosa fai te ne vai e nemmeno mi saluti? - Jack sentendosi chiamare trasalì e si voltò verso Sue. - Scusa- avvicinandosi piano alla sua scrivania – pensavo... - cercando di sorridere e distogliendo gli occhi per non farle notare quanto quella giornata avesse influito sul suo umore. - che ne diresti di andarcene a mangiare una pizza... - Sue sorridendogli dolcemente e cercando di ostentare una sicurezza che invece non aveva, ...affatto. Jack tirò un sospiro di sollievo e fissò per un attimo il pavimento prima di riuscire a guardarla serenamente e a sorriderle – una pizza... ottima idea! Ho una certa fame... - perfetto! - Sue alzandosi dalla sedia e prendendo il cappotto e la borsa – allora andiamo! la pizza ci attende! Uscirono insieme dall'ufficio, entrambi sollevati per essere riusciti a sbloccare la situazione che si era fatta sempre più pesante andando avanti nella giornata e Sue fece segno a Levi di chiamare l'ascensore. Mentre il loro amico peloso correva verso il fondo del corridoio, Sue vide, con la coda dell'occhio, Jack sorridere e scuotere la testa, - perché ridi? cosa ho fatto?! - - niente – continuando a sorridere e girandosi verso Levi che era ormai arrivato all'ascensore Si fermarono davanti alle porte dell'ascensore ancora chiuse e Sue gli puntò un dito sul naso – dimmi perché stavi ridendo?! - - Perché sei pigra!! - lanciando un'occhiata verso Levi che scodinzolava allegro - Non è vero!! è che a Levi fa piacere sentirsi utile sul lavoro! Lo gratifica! - Jack la guardò attentamente...com'era bella quando faceva finta di essere arrabbiata con lui...assumeva quell'espressione accigliata e divertita allo stesso tempo, arricciava il naso nascondendo gli occhi chiusi in due fessure sottili dietro la frangetta bionda...Jack senza accorgersene alzò la mano destra e le prese il dito puntato sul suo naso tra le dita e alzò il suo indice portandolo al viso di lei – non ne sono così convinto! - continuando a fissarla intensamente. L'ascensore arrivò al piano, ma Jack non sembrò sentire il campanello che avvertiva dell'apertura delle porte, così Levi saltò su Sue per avvertirla... - sembra che lo stiamo facendo lavorare troppo oggi – spostando il suo sguardo dalla bocca di Jack ai suoi occhi e abbassando impercettibilmente il tono della voce. - vorrà dire che per farmi perdonare finirò la mia scorta personale dei suoi biscotti al manzo...guarda caso ne ho alcuni nella tasca – lasciando il piccolo contatto tra le loro dita, avvicinandosi alle porte dell'ascensore per non farle richiudere e tirando fuori dalla tasca il premio per Levi. - allora domani dovremo rifornire la tua scorta di biscottini, si sa che per conquistare un uomo bisogna passare per il suo stomaco... - passandogli di fianco per entrare nell'ascensore e guardandolo con un'espressione divertita... Jack sorrise alzando gli occhi al cielo entrando anche lui e spingendo il pulsante per arrivare al garage.
Lucy entrò in cucina e si stupì di non trovare Sue gia sveglia. -Strano, è sempre così mattiniera, ma forse ieri sera... - poi guardando Levi che se ne stava gironzolando per casa – Ehi Levi! abbiamo fatto le ore piccole ieri sera vero? Quanto vorrei che mi potessi raccontare quello che è successo... avanti, andiamo a svegliare la tua padroncina, altrimenti faremo tardi al lavoro! - Lucy entrò in camera e si avvicinò al letto di Sue – Sue..Sue.. - toccandole delicatamente il braccio. Sue aprì gli occhi e starnutì mettendosi un fazzoletto davanti al viso - Lucy! che ore sono! - tardi! ehi, ma tu stai male! - ho preso freddo ieri sera, ma non è niente a cui un'aspirina non possa porre rimedio... - starnutendo nuovamente - tu oggi rimani a casa al calduccio - no Lucy, ora mi alzo mi preparo e vi raggiungo in ufficio. Tu intanto vai e avverti che arrivo presto. C'è un caso importante da seguire... - ok, ok! Tanto lo so quanto sei testarda! Ma c'è una cosa che vorrei sapere... - rivolgendo a Sue un sorriso malizioso - No Lucy. non è successo niente. - pensando alla sera precedente - Come no!! Voglio sapere tutto!!! - - Poi ti racconto Lucy, ma ora vai! io rimango altri dieci minuti a letto poi mi alzo... e così dicendo si buttò a peso morto sul letto e si coprì completamente con le coperte per non essere costretta a vedere lo sguardo di Lucy che non credeva minimamente al fatto che non fosse accaduto assolutamente nulla...e non aveva tutti i torti...
Quando uscirono dal ristorante, il freddo si era fatto più pungente. Un gelido vento iniziava a battere le strade facendo danzare leggiadre le prime foglie autunnali che gli alberi lasciavano andare con sempre più facilità. Sue si strinse ancora di più nel cappotto forse troppo leggero per la serata, ma non aveva intenzione di accelerare i tempi di quella passeggiata al fianco di Jack. Erano stati ancora così sciocchi da non discutere di cose importanti durante la cena, ma ora non aveva intenzione di sorvolare ancora sul discorso che era iniziato quella mattina e che Myles aveva interrotto con il suo perfetto tempismo...a loro i giochetti temporali avevano sempre tirato dei brutti scherzi... - a cosa pensi? - Jack toccandole leggermente il braccio - al tempo... - al tempo? – Jack sorpreso dalla risposta di Sue - si. Al tempo perso... Jack rimase ancora più sorpreso, capì a cosa si riferiva Sue e pensò che era arrivato proprio il momento di riaffrontare “quel discorso”. Un lampo squarciò il cielo di Washington e il vento iniziò a soffiare ancora più forte.. Si sentì un tuono in lontananza e Levi tirò leggermente il guinzaglio spaventato dal rumore improvviso. In men che non si dica iniziò a piovere, e prima che Sue se ne rendesse conto, Jack le aveva messo un braccio sulle spalle e aveva iniziato a correre verso l'unico riparo più vicino. La macchina era troppo lontana e l'unico rifugio sembrava essere la rientranza di un portone a circa 300 metri da loro. Quando riuscirono ad arrivare al riparo erano completamente zuppi, e iniziarono a ridere come pazzi guardandosi a vicenda. Abitavano in quella città da così tanto tempo e nonostante tutto nessuno dei due aveva un ombrello, fondamentale per quel periodo dell'anno. E risero ancora di più quando Levi, anche lui bagnato completamente, si liberò dell'acqua che appesantiva il suo pelo color miele. Erano così vicini che i loro respiri si condensavano in un'unica nuvoletta davanti ai loro nasi, e non riuscivano a far altro che continuare a guardarsi senza dire niente. Poi Jack prese una ciocca dei capelli di Sue e gliela tolse dal viso – Devi asciugarti, altrimenti prenderai un bel raffreddore – seguendo il gesto della sua mano fino a quando non lasciò la ciocca di capelli dorata ricadere sulla spalla di Sue. - Guarda che questo vale anche per te, caro Agente Speciale Hudson! Il distintivo non ti protegge dall'influenza - Era così semplice stare insieme, parlare, eppure a Jack non riuscivano ad uscire quelle semplici parole che continuavano ad urlare nella sua mente e nel suo cuore. Continuava a perdersi nei suoi occhi che lo fissavano come alla ricerca delle risposte a quelle domande che nessuno dei due aveva il coraggio di formulare a voce alta...passarono alcuni secondi così...persi ognuno nello sguardo dell'altro, a cercare di raccogliere finalmente il coraggio e di fare l'unica cosa a cui veramente entrambi tenevano, poi – Sue.. -, -Jack... - pronunciarono i loro nomi contemporaneamente e scoppiarono di nuovo a ridere... Jack, fece un profondo sospiro e poi appoggiò la sua fronte su quella di Sue chiudendo gli occhi e cercando di trovare tutte le parole giuste nel giusto ordine, aveva voglia di toccarla, di stringerla, di sentirla vicino, ma quando aprì la bocca per parlare sentì il dito di lei sulle sue labbra. Aprì gli occhi e si perse ancora nei suoi, sapeva che lei aveva capito, e ora anche lui...
Sue si liberò delle coperte e si avviò in cucina starnutendo nuovamente, e mentre preparava l'acqua per farsi un te caldo, i sui pensieri continuarono a tornare indietro...
Non aveva più bisogno che Jack le dicesse niente, aveva gia deciso cosa voleva e questa volta non sarebbe stata così sciocca da farsi prendere dalla paura...quando vide che Jack stava per parlare, gli appoggiò un dito sulle labbra, quello stesso dito che solo due ore prima gli aveva puntato al naso per smorzare la tensione che si era creata nella giornata. Quando lui a quel contatto aveva aperto gli occhi, le erano tornati in mente tutti quei momenti in cui il suo sguardo così dolce e attento l'aveva sostenuta, protetta...tutte le volte che lui si era preoccupato per lei rimanendo in ombra, le volte che si era arrabbiato perché aveva rischiato la vita inutilmente, quando l'aveva deluso, “tradito” lasciandolo solo... Sue non aveva più bisogno di leggergli sulle labbra quello che provava, perché lo sentiva sulla sua pelle, erano i suoi occhi a parlare, ...ancora... Appoggiò la testa alla spalla di Jack, e respirò il suo odore mescolato a quello della pioggia, chiudendo gli occhi e godendosi quel contatto che finalmente si stavano regalando. Jack stava per abbracciarla quando Sue sentì il palmare vibrarle nella tasca del cappotto e nello stesso momento Jack il cellulare squillare. Sue lesse velocemente il messaggio e alzò gli occhi verso il suo viso. Jack stava ascoltando al telefono quello che lei aveva gia letto. Lo guardò con gli occhi tristi mentre lo vedeva cambiare espressione e serrare la mascella...
Edited by Rachi - 19/9/2006, 10:39
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